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9/6/2020

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La psicoterapia del cervello destro ovvero: i vantaggi dell'uso delle immagini per promuovere il cambiamento

 
psicoterapia cervello emotivo
Nella letteratura psicologica “cambiamento” è tra i termini più citati e allo stesso tempo non esiste un’idea comune su cosa in effetti sia il cambiamento terapeutico.

Quando parliamo di cambiamento in psicoterapia, lo possiamo intendere come la scomparsa di un sintomo, come la soluzione di un problema, come un cambiamento a livello comportamentale o a livello emotivo, come un cambiamento di pattern interattivi, oppure ancora come un cambiamento di strutture profonde come la personalità, ecc.

Su un punto, però, tutte le psicoterapie sono d'accordo: la via maestra per il cambiamento in psicoterapia è quella che riconosce ed esalta il ruolo delle emozioni.

Il germe di questa idea, che ad oggi sta prendendo sempre più piede in tutti gli approcci terapeutici anche grazie ai contributi delle neuroscienze, lo si può in realtà già riscontrare in tempi più remoti.
Lo psicoanalista Frank Alexander aveva ad esempio introdotto nella prima metà degli anni cinquanta del novecento il concetto di “esperienza emozionale correttiva” (concetto ripreso recentemente da Nardone, attualmente massimo rappresentante della terapia breve strategica), sostenendo che “(...) il paziente, per essere liberato dalle sue modalità nevrotiche di sentire ed agire, deve subire nuove esperienze emotive adatte a disfare gli effetti morbosi delle esperienze emotive della sua vita precedente. Altri fattori – come l’insight intellettuale, l’abreazione, il ricordo passato, ecc. – sono tutti subordinati a questo centrale principio terapeutico” (Alexander, French, 1946, pp. 18-19).

Luigi Boscolo, fondatore assieme a Gianfranco Cecchin del Milan Approach, ha sottolineato in una fase più tardiva della propria carriera l’importanza delle emozioni nel processo terapeutico, affermando che “(...) la strada migliore verso il cambiamento è quella delle emozioni più che quella della presa di coscienza. (...) e le emozioni possono essere messe anche in relazione al discorso dell’empatia, sono l’empatia. Il terapeuta che ha delle emozioni le mette a disposizione del paziente per permettergli di pensare a che cosa può sentire” (Boscolo, 2000, in Bertrando, Toffanetti, p. 385). 

Bertrando, importante esponente dell’approccio sistemico e autore di numerose pubblicazioni, negli ultimi anni ha estremizzato la propria posizione, giungendo a sostenere che il vero cambiamento in psicoterapia consista in un nuovo modo di sentire, cioè in una nuova comprensione emotiva. La comprensione emotiva “(...) non è la stessa cosa del diventare coscienti delle proprie emozioni. Non si tratta di ‘cognitivizzare’ le emozioni, ma di esperirle in maniera diversa. Probabilmente, il meccanismo è ubiquitario, nel senso che agisce in tutte le terapie. (...) È possibile, allora, che [il nuovo modo di sentire] non sia una precondizione per il cambiamento ‘vero’ (che in questo caso sarebbe pur sempre una ristrutturazione cognitiva o un cambiamento di sequenze di comportamento), ma sia il cambiamento in sé. Oppure potrebbe essere così in certi casi, e in certi altri il cambiamento emotivo potrebbe essere connesso in modo variabile ad altri cambiamenti” (Bertrando, 2012, p.160). 

​Watzlawick, in Il linguaggio del cambiamento, ha teorizzato e dimostrato che per promuovere il cambiamento il terapeuta deve parlare il linguaggio del cervello destro, ​cioè del cervello emotivo, attraverso un linguaggio evocativo, fatto di metafore, immagini e paradossi. 

Il cervello sinistro e il cervello destro hanno infatti ruoli e capacità specifici nell'elaborazione dell'esperienza emotiva.
Il cervello sinistro:
  • è dominante nei processi verbali;
  • elabora le informazioni in modo logico, lineare e razionale;
  • crea delle narrazioni per spiegare perché sta accadendo qualcosa;
  • ha connessioni deboli con i sistemi di attivazione corporea e con il sistema limbico;
  • trova le parole per esprimere quello che la destra ha elaborato.

Il cervello destro:
  • permette di comunicare e di comprendere il significato emotivo attraverso metafore e immagini;
  • è dominante nell'elaborazione delle informazioni emotive visive e nelle comunicazioni emotive;
  • processa e raccoglie le comunicazioni emotive non verbali (per esempio il modo di parlare, la gestualità, le espressioni facciali);
  • consente di comprendere le comunicazioni non verbali;
  • è fondamentale per un'adeguata consapevolezza interpersonale;
  • coglie le atmosfere emotive nel giro di pochi millisecondi;
  • ha stretti legami con il corpo;
  • ha moltissime connessioni con il sistema limbico, che ne ospita i sistemi emotivi fondamentali (rabbia, paura, preoccupazione, angoscia, sistemi di ricerca e di gioco.

Tra le diverse tecniche a disposizione del terapeuta per produrre un cambiamento emotivo, l'utilizzo delle immagini è indubbiamente una delle mie preferite. Avevo scritto in un altro articolo come le immagini possano entrare ed essere utilizzate nella conversazione terapeutica.

In questo post voglio invece sottolineare alcuni vantaggi derivanti dall'utilizzo delle immagini in psicoterapia. 

1. L'immagine trasmette simultaneamente molteplici aspetti dell'esperienza.
Attraverso l'immagine e la metafora si possono simultaneamente comunicare molteplici significati, percezioni e sensazioni relativi a una certa esperienza. L'immagine è un linguaggio "come se", che permette di accedere alla percezione multisensoriale, andando oltre i limiti delle parole.

2. L'immagine può portare alla luce aspetti negati e trascurati del sé e dell'esperienza emotiva.
L'immagine consente alla persona di soffermarsi sull'analisi di se stessa e del proprio mondo. L'immagine può aiutare a resistere alla tentazione di spiegare a parole in maniera semplicistica e inaccurata le esperienze emotive.

3. L'immagine può cogliere la realtà di una persona in modo più pieno e veritiero, mostrando il contesto complessivo che l'ha portata al momento presente.
Le parole riescono a comunicare solo una parte della realtà percettiva della persona. Questo comporta il rischio di attribuire delle etichette alle sensazioni, di ridurre, confondere, sminuire o generalizzare il significato di una data esperienza.

4. L'immagine è una forma profonda di descrizione.
Mentre le parole non sempre riescono a comunicare un'esperienza nella sua complessità, le immagini possono catturare l'intensità, l'urgenza, gli impeti e gli slanci, l'atmosfera di un dato momento o situazione.

5. L'immagine può accrescere la consapevolezza che qualcosa di cui si è solo oscuramente a conoscenza. 
L'immagine può aiutare a esprimere pensieri, sensazioni e ricordi che resistono alle parole ma chiedono con insistenza di essere riconosciuti. 

6. L'immagine può offrire nuove vie per giungere alla conoscenza di un'esperienza.  
L'immagine può aprire nuove prospettive di conoscenza di un'esperienza, diverse da quelle a cui si fa appello abitualmente. È molto più probabile che si possa giungere a una comprensione sentita attraverso l'immaginazione creativa piuttosto che attraverso la riflessione.

7. L'immagine può diventare uno strumento creativo per affrontare esperienze dolorose. 
L'uso del disegno e dell'immagine può diventare un canale creativo per l'espressione di emozioni non affrontate, non assimilate o disturbanti. Attraverso l'immagine si possono contenere sensazioni intense, evitando che sfocino in comportamenti disfunzionali o in sintomi psicosomatici. Una volta organizzate e proiettate in un'immagine o disegno, le emozioni possono essere osservate a una certa distanza senza venirne sopraffatti.

8. L'immagine offre protezione a persone che potrebbero sentirsi troppo esposte nel parlare apertamente delle proprie emozioni. 
Le parole possono far sentire indifesi e smascherati. Alcune persone hanno un vissuto personale di parole usate come armi, per indurle a vergognarsi o a sentirsi in colpa. Di conseguenza, è troppo stressante per loro aprirsi a qualcuno attraverso il linguaggio verbale.

9. L'esteriorizzare un'esperienza dolorosa attraverso l'immagine può dare grande sollievo.  
Il sollievo deriva dall'aver simboleggiato in una forma esteriore tangibile quel che dentro premeva farsi ascoltare. L'ordine esterno si crea dal caos interno.

10. L'immagine può parlare di un sé potenziale e sperato per il futuro. L'immagine esplorata è come la "prova del possibile".  
Su un pezzo di carta, una persona può provare modi d'essere più espansivi, creativi, emotivamente salutari. L'immaginare è il primo essenziale passo per far sì che qualcosa succeda nella realtà. 


​
Bibliografia
  • Watzlawick, P. (1980), Il linguaggio del cambiamento. Ferltrinelli.
  • Sunderland, M. (2008), Disegnare le relazioni. Erickson.
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    Giorgio Franzosi è psicologo psicoterapeuta e terapeuta EMDR. Da diversi anni aiuta a ritrovare il proprio benessere psicofisico nel più breve tempo possibile. Lavora a Crema (CR) e Online.

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