Oggi voglio proporti un divertente test
Guarda questo breve filmato in cui due squadre si passano la palla. Stai concentrato e cerca di contare quanti passaggi effettua la squadra con la maglia bianca. Poi scorri il post per vedere la soluzione e leggere alcune riflessioni.
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Scommetto che sei stato bravo e che hai contato tutti e 13 i passaggi effettuati dalla squadra bianca; ma scommetto anche che non hai visto l'uomo vestito da orso passare tra le due squadre ballando il moonwalk... Sì, hai letto bene, nel video compare un uomo vestito da orso :-D
Non preoccuparti se non l'hai visto, è normale, succede (quasi) a tutti, è successo anche a me. Questo test viene solitamente utilizzato per mostrare come l'attenzione può modificare la nostra percezione. "È facile mancare qualcosa che non si sta cercando", si legge alla fine del video. Credo tuttavia che il filmato fornisca almeno altri due spunti di riflessione. 1. La mappa non è il territorio
La prima riflessione ha a che fare con il costruttivismo, cioè con quella corrente di pensiero secondo cui noi non percepiamo la realtà per quella che è, ma la costruiamo attivamente.
I nostri organi di senso raccolgono le informazioni provenienti dall'ambiente esterno che vengono successivamente elaborate dal cervello per essere trasformate in percezioni, e durante questo processo è possibile che vengano commessi errori. Ciò è ben messo in evidenza dalle illusioni ottiche, in cui quello che percepiamo non corrisponde all'immagine reale: immagini statiche possono apparirci in movimento, immagini che sembrano avere certe tonalità e colorazioni ne hanno in realtà altre e così via. È il nostro cervello, dunque, a costruire le immagini che noi crediamo di percepire. L'esperienza del mondo esterno è sempre mediata da specifici organi di senso e da specifici canali neurali. In questa misura, gli oggetti sono nostre creazioni e l'esperienza che abbiamo di essi è soggettiva, non oggettiva. La mappa non è il territorio e ciò che possiamo avere della realtà sono solo mappe di territori. 2. Premesse ed epistemologia
La seconda riflessione ha a che fare con premesse ed epistemologia.
Le nostre premesse, le nostre convinzioni, quello in cui crediamo, determinano quello che vediamo e il modo in cui agiamo nel mondo. In un certo senso, le premesse sono dei vincoli epistemologici che limitano le nostre possibilità di conoscenza e di azione. Se la mia premessa è contare i passaggi di palla della squadra bianca, non solo ignorerò quelli della squadra avversaria, ma non mi accorgerò nemmeno dell'uomo vestito da orso. Se la mia premessa è vivo in un mondo pericoloso, sarò propenso a vedere pericoli in molte situazioni, ad agire certi comportamenti e a inibirne altri; se la mia premessa di famiglia è mamma + papà + figli, riconoscerò famiglie solo dove individuerò mamma + papà + figli. Eccetera. Le premesse sono il punto cieco dell'osservatore. Le nostre possibilità di conoscenza sono limitate poiché è impossibile non sapere di non sapere, e ciò che non si sa di non sapere non verrà mai cercato, trovato, visto. Leave a Reply. |
AutoreGiorgio Franzosi è psicologo psicoterapeuta e terapeuta EMDR. Da diversi anni aiuta a ritrovare il proprio benessere psicofisico nel più breve tempo possibile. Lavora a Crema (CR) e Online. Categorie
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