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14/1/2019

2 Comments

Le 12 strategie migliori per fallire come terapeuta

 
Strategie per fallire come terapeuta
Quali qualità debba possedere un buon terapeuta è ormai assodato. Molti studi sono stati condotti al riguardo, e anche semplicemente cercando in Google "Come riconoscere un bravo terapeuta" si trovano migliaia di post, scritti da psicologi e altri addetti ai lavori.

Più difficile, invece, è carpire quali caratteristiche debba avere un pessimo terapeuta.

Per nostra fortuna questa lacuna è colmata dal geniale Jay Haley, che nell'arguto e pungente Strateghi del potere (1986) ha stilato una serie di accorgimenti da attuare per aumentare le possibilità di fallire come terapeuta.

Quella che segue è una sintesi delle migliori strategie da mettere in atto per far sì che una terapia vada nel peggiore dei modi.
​

1. Fare riferimento a un nucleo di idee che, se usate simultaneamente, assicurano il fallimento.

A. Insistere sul fatto che il problema per il quale il paziente ha chiesto aiuto non è importante. Il problema deve essere minimizzato chiamandolo "sintomo" e cambiando argomento. In questo modo il terapeuta non dovrà mai approfondire cosa angusta veramente il suo paziente.
B. Rifiutarsi di curare direttamente il problema, sostenendo con convinzione che i sintomi hanno "radici" che devono essere estirpate.
C. insinuare il dubbio che, nel caso il problema venisse risolto, un sintomo peggiore potrebbe prendere il suo posto. Ciò rende accettabile il fatto che il terapeuta non sappia curare i sintomi e incoraggi i pazienti a sviluppare una salutare paura della guarigione.
​

2. Confondere diagnosi e terapia.

Utilizzare un linguaggio diagnostico che impedisca di pensare operativamente e di formulare un'ipotesi di intervento terapeutico. È possibile avere svariati esempi di come formulare una diagnosi rendendo impossibile procedere a una cura consultando il Manuale diagnostico dell'American Psychiatric Association.
​

3. Enfatizzare un solo possibile metodo di cura, senza preoccuparsi di quanto diversi siano i problemi che i pazienti portano in terapia.

I pazienti che non si uniformano al metodo prescelto devono essere classificati come incurabili e allontanati. I terapeuti che cercano di variare il modello devono essere tacciati di scarsa preparazione e incompetenza e marchiati come ignoranti della vera natura della personalità umana e dei suoi disturbi. 
​

4. Non avere alcuna teoria o averne una ambigua su come promuovere il cambiamento.

Far credere al paziente che il cambiamento avviene spontaneamente, e poi confonderlo dicendo che la psicoterapia è una procedura che serve a scoprire cosa c'è che non va in una persona e come è potuta diventare così. Insistere sul fatto che il cambiamento è uno spostamento interno al paziente, quindi impossibile da osservare o indagare. 
​ 

5. Convincere il paziente che potrà cambiare solo dopo anni e anni di terapia.

Negare ogni accenno del paziente riguardo a un suo presunto cambiamento. Convincerlo anzi di non aver davvero risolto i suoi problemi e che si sta nascondendo in una simulazione di salute. Con questa strategia è quasi certo che il paziente regredirà allo stadio iniziale della terapia, e lo si potrà tenere in terapia il più a lungo possibile. Fortunatamente non esiste il rischio di overdose di terapia, così un terapeuta dotato può impedire a un suo paziente di migliorare anche per 10 anni.
​

6. Mettere in guardia i pazienti circa la fragile natura delle persone.

In particolare, far credere loro che cambiando potrebbero avere un crollo psicotico o diventare alcolisti. Se il paziente sembra migliorare anche con la terapia prolungata, può essere fermato con l'impiego della terapia di gruppo.
​

7. Concentrarsi solo sul passato,

ignorando completamente il presente del paziente e il futuro desiderato.
​

8. Allo stesso scopo, è raccomandabile concentrarsi sugli aspetti più deplorevoli della vita dei pazienti.

Ciò susciterà i loro sensi di colpa e li convincerà a rimanere tutto il tempo necessario per risolvere quei sensi di colpa.
​

9. Ignorare il mondo reale in cui vivono i pazienti.

Concentrarsi invece sulla loro infanzia, sulle dinamiche interiori e sulle loro fantasie. Questo impedirà che sia i pazienti sia il terapeuta tentino di cambiare qualcosa all'interno di famiglie, amici, scuole, vicinato o metodi di terapia.
​

10. Evitare di avere pazienti poveri.

I pazienti poveri insistono per vedere risultati e non si fanno distrarre dalla conversazione.
​

11. Rifiutare continuamente di definire gli obiettivi della terapia.

Ciò impedisce di valutare col paziente se questi siano stati raggiunti o meno. Se proprio si rendesse necessario enunciare un obiettivo, è essenziale che ciò avvenga in una forma tanto ambigua che chiunque si trovi a domandarsi se detto obiettivo è stato raggiunto si scoraggi e si dedichi a campi meno incerti, come ad esempio l'esistenzialismo.​
​

12. Evitare a tutti i costi di valutare apertamente i risultati della terapia.

Ciò impedisce di individuare quali sono i metodi che meglio aiutano a produrre il cambiamento, e questo non deve accadere per nessuna ragione.
​
​
È stato stimato che nel 50% dei casi i pazienti guariscono da soli. Questo vuol dire che un terapeuta incompetente che non faccia altro che grattarsi la testa in silenzio durante le sedute avrà comunque un 50% di successi con i suoi pazienti. A meno che non applichi con metodo le 12 strategie... E il fallimento è assicurato.
L'arte di fallire come terapeuta

Disclaimer: questo è un post serio ma anche ironico. Prima di commentare si suggerisce di leggere questa pagina.
2 Comments
Ortis
24/1/2020 14:10:33

10. Evitare di avere pazienti poveri.
I pazienti poveri insistono per vedere risultati e non si fanno distrarre dalla conversazione
Finalmente un ammissione esplicita circa il reale obbiettivo della terapia: conversare e intascare quattrini.. Che schifo!!

Reply
Giorgio Franzosi
24/1/2020 14:37:13

Buongiorno Ortis,

ma sa, fosse solo la conversazione... la conversazione è solo una piccolissima parte di quello che accade nelle stanze degli psicologi! A volte si disegna, si usano foto, immagini, e perfino il corpo!! Si prendono le emozioni, le sensazioni, tutto ciò che accade dentro e lo si porta fuori, lo si osserva, maneggia, elabora, modella... E mentre si fa tutto questo si comincia a stare meglio, a conoscersi, a prendersi cura di sé, a dare senso alle proprie esperienze, a riprendere fiducia in se stessi e a muoversi nel mondo con un grado sempre maggiore di libertà. Pensi che a volte capita addirittura di provare gratitudine. Vista così, non mi sembra così schifosa come cosa.

Grazie di essere passato di qui!

Giorgio Franzosi

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    Giorgio Franzosi è psicologo psicoterapeuta e terapeuta EMDR. Da diversi anni aiuta a ritrovare il proprio benessere psicofisico nel più breve tempo possibile. Lavora a Crema (CR) e Online.

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