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30/9/2021

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A cosa servono le emozioni?

 
Emozioni
Il termine "emozione" deriva dal latino moveo (muovere) con l'aggiunta del prefisso e-, per indicare che in ogni emozione è implicita una tendenza ad agire.

Secondo i biologi evoluzionisti, le emozioni hanno la funzione di guidare l'individuo nell'affrontare situazioni e compiti la cui complessità va oltre le possibilità del solo intelletto: momenti di pericolo, perdite dolorose, riuscire a portare a termine obiettivi nonostante la frustrazione, sono solo alcuni esempi in cui l'emozione gioca un ruolo determinante. In altre parole, le emozioni sono risorsa imprescindibile per la sopravvivenza dell'individuo e della specie.

​Le emozioni hanno origini antiche, sono il frutto dell'evoluzione di milioni di anni e hanno permesso l'emergere di reazioni automatiche che durante il periodo critico della preistoria umana hanno fatto davvero la differenza fra la vita e la morte. Nel corso dell'evoluzione il repertorio emozionale si è impresso nel nostro sistema nervoso come bagaglio comportamentale innato, e questo spiega perché vi siano situazioni in cui le emozioni hanno la meglio sulla ragione.

​Per poter capire meglio la grande influenza delle emozioni sulla mente razionale e per comprendere anche perché talvolta emozione e ragione entrino in conflitto, bisogna considerare il modo in cui si è evoluto il cervello umano.

Dal punto di vista evolutivo, il cervello è costituito da tre strutture principali: il tronco cerebrale, il sistema limbico e la neocorteccia.

Il tronco cerebrale è la parte più antica del cervello. È presente in tutte le specie dotate di un sistema nervoso abbastanza sviluppato e si occupa della regolazione delle funzioni vegetative (come il respiro) e del metabolismo degli altri organi; controlla inoltre le reazioni e i movimenti stereotipati. Il tronco cerebrale è dunque la parte del cervello che assicura il corretto funzionamento dell'organismo, in modo da garantirne la sopravvivenza.

Dal tronco cerebrale deriva il sistema limbico, che è la sede delle emozioni. 

Dal sistema limbico, milioni di anni dopo, si è sviluppata la neocorteccia, struttura cerebrale responsabile di tutte le capacità specificatamente umane. La neocorteccia è la sede del pensiero, contiene i centri che integrano e comprendono quanto viene percepito dai sensi e permette di riflettere sui sentimenti che proviamo. 

Prima che esistesse un cervello pensante, dunque, esisteva già un cervello emotivo. Poiché molti centri cerebrali superiori si sono sviluppati dal sistema limbico, il cervello emozionale ha un ruolo fondamentale nell'architettura neurale. Le aree emozionali sono strettamente collegate a tutte le zone della neocorteccia attraverso una miriade di circuiti connettivi e ciò conferisce ai centri emozionali l'immenso potere di influenzare il funzionamento di tutte le altre aree del cervello, compresi i centri del pensiero.
​

La risposta comportamentale delle emozioni

In prospettiva biologica, le emozioni sono impulsi ad agire. Ogni emozione prepara il corpo a uno specifico tipo di risposta.
  • Quando proviamo rabbia, il sangue affluisce alle mani rendendole più responsive; aumenta la frequenza cardiaca e una scarica di ormoni - come l'adrenalina - genera un impulso di energia abbastanza forte da permettere un'azione vigorosa.
  • Quando abbiamo paura, il sangue fluisce verso i grandi muscoli scheletrici (per esempio quelli delle gambe) per meglio prepararci alla fuga. Allo stesso tempo il corpo si immobilizza ed entrano in circolo ormoni che mettono l'organismo in uno stato di allerta, preparandolo all'azione e concentrando l'attenzione sulla minaccia incombente per valutare quale sia la risposta migliore.
  • Nella felicità non si riscontrano particolari cambiamenti fisiologici, se non un generale stato di riposo. Aumenta l'energia a disposizione, mentre vengono inibiti i centri correlati a sentimenti negativi e pensieri angoscianti.
  • L'amore comporta il risveglio del sistema parasimpatico. L'attivazione di questo sistema genera una risposta di rilassamento che interessa tutto l'organismo e che induce uno stato generale di calma e soddisfazione tale da facilitare la cooperazione.
  • Nella sorpresa il sollevamento delle sopracciglia consente di avere una visuale più ampia e di far arrivare più luce nella retina. Questo permette di raccogliere più informazioni sull'evento inatteso, in modo da elaborare un migliore e più rapido piano d'azione.
  • La tristezza ha la funzione di farci adeguare a una perdita significativa (ad esempio un lutto, una delusione, la perdita del lavoro, ecc.); comporta un crollo di energia e il rallentamento del metabolismo. La chiusura in se stessi che solitamente accompagna la tristezza è necessaria all'elaborazione emotiva e cognitiva della perdita, al fine di potersi nuovamente aprire alla vita e alla progettualità.

Queste inclinazioni biologiche a un certo tipo di azione vengono poi ulteriormente plasmate dall'esperienza personale e dalla cultura. La perdita di una persona vicina, per esempio, genera universalmente tristezza e dolore ma il modo in cui esterniamo il lutto è forgiato dalla cultura di appartenenza.


Bibliografia
  • Goleman, D. (2021), Intelligenza emotiva. Che cos'è e perché può renderci felici. Rizzoli.
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    Giorgio Franzosi è psicologo psicoterapeuta e terapeuta EMDR. Da diversi anni aiuta a ritrovare il proprio benessere psicofisico nel più breve tempo possibile. Lavora a Crema (CR) e Online.

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